Ho appena finito di guardare videos e di leggere notizie sui giornali e blogs seguendo gli hashtags “svegliatiitalia” e “familyday.” Il mio cuore si e’ rimpicciolito per il disripetto e, onestamente, per la stupidita’ che ho testimoniato, da entrambi I lati. Allora, ho visto gente scendere in piazza e sembravano essere piu’ come gli antichi romani che andavano al colosseo per vedere qualche altro povero umano essere sbranato da bestie feroci. E poi “giochi,” come quello dei numeri che sembra essere davvero il piu’ popolare, e i “paroloni,” come “governo laico,” usati secondo le idee di ciascun gruppo.
Va bene! In campo ci sono due squadre. Ognuna di loro ha un gruppo di sostenitori. Entrambi i gruppi sembrano abbiano barattato la ragione per far buttar giu’ l’ altro.
Volente o nolente, in questa confusione ci sono anch’io perche’ sono un essere umano, perche’ seguo Cristo nella Chiesa. E mentre guardo questa caciara, mi devo chiedere: cosa mi dice questa situazione? Quale deve essere la mia reazione?
Come una persona che vive alla Scuola del Vangelo non posso fare a meno di guardare le cose un po’ diversamente. Il punto di partenza deve essere per forza Cristo. E’ Lui che prima di tutto e prima di tutti mi insegna di fare come Lui che non ha esitato a condividere con noi cio’ che Lui e’. Per questo la Chiesa – come Corpo di Cristo - mi ha detto che “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi รจ di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore.” (GS1).
Quindi, per essere fedele a Cristo e alla Chiesa, il modo in cui io mi devo porre di fronte a tutte le realta’ non e’ quello di un avversario, puntando il dito, ma di colui che fa sue le gioie e le tristezze degli altri. E questi “altri” sono coloro su cui Dio Padre fa sorgere il sole e su cui fa scendere la pioggia, come ha detto Gesu’. Quindi, queste sono persone con cui condivido l’ esperienza umana, sono amate dal Padre. E sono proprio queste persone che io devo amare di piu’, secondo l’ esempio di Gesu’. Devo amarle come Lui le ama.
Ma se faccio mie le loro gioie e tristezze, vuol dire che condivido il loro “peccato?” E visto che devo amarle, vuol dire che devo accettare tutto cio’ che vogliono? No, per niente. Gesu’ si e’ fatto peccato perche’ io avessi la salvezza, ma non e’ diventato peccatore. E poi amare l’ altro non vuol dire automaticamente accettare cio’ che sta proponendo, come non vuol dire neanche rigettare automaticamente tutto cio’ che propone solo perche’ non la pensa come me.
Che vuol dire? Vuol dire che, come Cristiano, io mi devo impegnare a trovare insieme delle soluzioni ai problemi di chi non la pensa come me. Insieme, non contro! Le soluzioni verranno fuori solo quando c’e’ un dialogo che e’ stato instaurato in una ambiente di amore, e di cura e preoccupazione reciproca. Non si costruira’ mai niente escludendo l’ altro. Infatti, se continuiamo cosi’ come stiamo facendo, diamo l’impressione che a noi dell’ altro non ci importa proprio niente. E se fosse davvero cosi’…. sarebbe un fallimento totale: sia come Cristiano sia come cattolico.
E allora? Come mi ha detto una persona: “Nell’ Amore, cio’ che conta e’ amare.” Allora devo essere io il primo ad amare l’ altro. Il che vuol dire, per esempio, che se ci fosse una coppia omosessuale nel mio palazzo, dovrei essere io il primo a condividere gioie e tristezze con loro. Se uno dei due dovesse perdere il lavoro, per esempio, dovrei fare mia quella situazione, e magari guardando in giro se ci sono opportunita’ per loro. Se uno di loro si ammala, dovrei essere io il primo a chiedere se hanno bisogno di qualcosa dal supermercato, magari fare anche qualcosa di buono da mangiare. E se hanno un bimbo, un regalino di compleanno lo dovrebbe ricevere prima da me. E’ vero, sarebbe stupendo se, dopo tutto quest’ amore ricevuto, poi loro potrebbero ricambiare. Ma se cio’ non dovesse succedere, niente dovrebbe farmi smettere di amare.
Il fatto e’ che, se continuiamo cosi’ come stiamo facendo, il male piu’ grande che possa accadere ad una nazione – la divisione - continuera’ a mietere sempre piu’ vittime, allontanadoci l’uno dall’ altro. La diversita’, che e’ anche essa nella vita intima di Dio Trinita’, non sarebbe piu’ il modello sociale che ci spinge sempre piu’ ad essere uniti. Diventerebbe l’ assassino nascosto che uccide l’ anima dei cittadini lasciandoli indifferrenti. Che tristezza! Io in un mondo cosi’ non ci voglio vivere.
E allora, basta con le piazze che uccidono davvero chi siamo. Queste non ci appartengono, e non possono diventare simboli della nostra vera identita’ di cristiani. No! Noi dovremo sentirci piu’ a nostro agio nelle processioni, perche’ queste ci ricordano che la nostra vita e’ fluida, che si muove seguendo Qualcuno.
Senza paura dell’ altro, andiamo Avanti sapendo che possiamo scalare la vetta della piu’ alta montagna che abbiamo davanti – quella di una cittadinanza rispettosa, e che la si puo’ scalare solo essendo uniti. Poi, cosi’, si puo’ affrontare tutto!